Sono gli ultimi mesi del 2019 quando, dopo la prima intervista ad Alessandro Gogna cerco il rifugista che, secondo me, ha la storia più significativa da raccontare: aiuto gestore da ragazzo ancora minorenne, gestore appena raggiunta la maggiore età. Gestore rifugista per tutta la vita! Luca Mazzoleni è una leggenda dell’alpinismo sugli Appennini con numerose pubblicazioni all’attivo, riconosciuto ed invitato a presentazioni in numerose sezioni del CAI per raccontare e divulgare il lavoro del “custode” di rifugio soprattutto per il Club Alpino Italiano.
Qui sotto la nostra interessante chiaccherata telefonica.

INTERVISTA
IO: Ciao, quest’oggi parliamo con Luca Mazzoleni. Io volevo raccogliere anche la sua testimonianza. Posso chiederti una breve presentazione?
LUCA: Ciao a tutti. Io sono da tanti anni un gestore sul Gran Sasso. Gestisco il Rifugio “Franchetti” e prima ho gestito il “Duca degli Abruzzi”, da sempre vivo sul Gran Sasso e praticamente in vita ho fatto poco d’altro oltre la professione di rifugista.
IO: Sei un gestore di professione, anzi di lunga professione accumulando una grande esperienza.
LUCA: Si, ho iniziato che avevo 18 anni e oggi ne ho 54 senza mai smettere, una esperienza settoriale, molto appenninica sul Gran Sasso.
IO: Hai parlato di due rifugi. A chi ci ascolta e ci legge può interessare se hai riscontrato delle differenze nella gestione di due differenti strutture.
LUCA: Pensavo di si, differenze per noi gestori in Appennino. Poi tanti anni fa ad un convegno a Bergamo parlarono altri colleghi sulle Alpi e capii che i problemi sono sempre gli stessi: stare in alta montagna e gestirsi i trasporti, la burocrazia, la fatica, i clienti che non capiscono, ecc. i problemi sono sempre gli stessi e in tutte le parti del mondo.
IO: Questo aspetto l’ho registrato anche da altre interviste. E’ giusto che chi vuole intraprendere la nostra professione capisca le difficoltà e che queste si riscontreranno in ogni rifugio che si andrà a gestire. In tutti i casi non è un lavoro semplice.
LUCA: No, assolutamente no. I rifugi che ho gestito io, soprattutto il “Duca degli Abruzzi” che aveva più di cent’anni era veramente abbandonato e trascurato, con l’esperienza li sistemi e capisci il modo migliore per lavorarci. Anche in un rifugio più comodo non è mai facile lavorarci.
IO: Da i tuoi anni di esperienza, posso sapere come hai visto cambiare la clientela, i gestori e la frequentazione della montagna?
LUCA: E’ una domanda molto difficile, perché tutto è cambiato, sicuramente il pubblico e cambiato insieme al suo atteggiamento, ma sono cambiato anch’io. Se facevo fatica a vent’anni a far rispettare il divieto di fumo perché non mi davano retta per la giovane età, adesso dopo tanti anni dopo aver acquisito una certa fama è più facile che le persone si affidino e diano ascolto con più rispetto. E’ aumentata la frequentazione in montagna, resta il mese di agosto quello un pò più difficoltoso perché diverse persone si avvicinano alla montagna e al rifugio senza averne nulla a che spartire. Di fondo gli elementi sono questi: sono cambiati, ma sono cambiamenti lenti e che facciamo tutti insieme. I rifugi diventano un pò più comodi, i clienti più esigenti, ma anche più sensibili e chiedono i sacchi per raccogliere l’immondizia all’esterno a differenza degli anni passati, perciò la differenza tra aspetti positivi e negativi non è così netta. Nell’82 scavavamo delle buche all’esterno del rifugio per infilarci l’immondizia e bruciarla, e questo oggi mi inorridisce solo a ripensarci, ma allo stesso tempo eravamo anche bravi in confronto di altri gestori che semplicemente buttavano i rifiuti giu dalla montagna.
IO: Cosa potresti consigliare al nostro blog e soprattutto alle persone che lo seguono, agli aspiranti gestori?
LUCA: Una persona che ha passione si deve cercare la propria strada, andando a chiedere alle sezioni e agli altri gestori. Questa è la strada che conosco, perché è la mia, quella che ho seguito all’epoca in cui sono diventato rifugista. Io ero all’interno del CAI, frequentavo ed ero accompagnatore di alpinismo giovanile, chiesi questo rifugio semi-abbandonato e me lo diedero, e poco a poco me lo sono sistemato. Non deve essere facile per un giovane oggi trovare un buon rifugio libero adesso, perché quelli che possono dare un buon reddito ai gestori restano occupati, però bisogna aprire gli occhi, avere fantasia e non fare tutto da soli, come dicevo prima tramite l’aiuto del CAI o degli attuali gestori che come è capitato a volte da aiutanti collaboratori si sono trovati e diventarlo quando il titolare ha lasciato.
IO: Anche questa è una strada, e adesso Luca ti posso ringraziare e salutare